Gocce in Tanzania, 2017

Racconto di una lunga e avventurosa giornata

Ifakara, Convento dei frati Capuccini, 8 maggio, ore 16,30. Ci accingiamo ad andare, con la  jeep dei frati cappuccini, alla stazione dei treni di Ifakara. È la prima volta che testiamo i treni tanzani. 
Come sempre, siamo carichi di buona volontà e tanti bagagli (vernici e materiale per i lavori che ci aspettano).  La missione è “risistemare un dispensario in uno sperduto villaggio  tanzano di nome Mpanga”, che si trova a nord ovest rispetto a Ifakara. Il viaggio, treno permettendo, durerà, forse, 4/5 ore. Il treno è atteso per le 19 e si presenta con un ritardo di un’ora per poi ripartire un’ora dopo. Come sempre il motto è “pole pole” (per chi non lo sapesse: piano piano). 
Piove forte.
L’avventura inizia prima del previsto. La sola salita sul treno è una lotta tra chi spinge e chi salta sopra le teste altrui. Come  un’onda impetuosa  di persone senza controllo. Dopo tre ore di viaggio, stipati su un vagone pieno di donne, uomini, bambini, tra una promessa di matrimonio il cui il dono non è un anello ma una semplice banana divisa a metà e le risate con i compagni di viaggio, arriviamo alla stazione di Mlimba. Qui viene a prenderci con la macchina Padre Norberto per portarci a Mpanga.
Ha da poco ricominciato a piovere fortissimo.
Ci fanno scendere tra due treni. Al buio, sotto una pioggia torrenziale, subito bagnati come pulcini, cerchiamo di uscire da questo corridoio umano. È faticosissimo perché tutti spingono carichi con i loro sacchi di riso e bagagli. Finalmente arriviamo davanti al vagone merci e incontriamo il sacerdote. Dobbiamo fare in fretta a ritirare i bagagli, ma ci viene detto che dobbiamo aspettare. Sotto la pioggia andiamo verso la macchina per depositare i bagagli a mano.
Ritorniamo al treno. Una donna è sdraiata a terra con due amiche vicino. È colta dalle doglie del parto. Chiamiamo Elisabetta, l’ostetrica che lavora ad Ifakara e che è venuta con noi per aiutarci. 
Si accorge che la donna sta per partorire e con Francesco la portano verso un “Bagiagi” (ape-car, tipico trasporto locale tanzano) e poi al vicino ospedale.
Piove fortissimo!
Finalmente scaricano il nostro materiale che sistemiamo in malo modo sul tetto della jeep. La strada sterrata è piena di buche e acqua e, dopo pochi metri, secchi di vernice cadono a terra. Risistemiamo il materiale e andiamo a cercare Elisabetta all’ospedale. Ha assistito al parto di due gemellini!
Inizia il viaggio verso Mpanga.
La pioggia continua incessantemente e la strada diventa sempre più impraticabile.
Abbiamo lasciato alle nostre spalle Mlimba e ci troviamo in mezzo al nulla. Cadiamo nella trappola di una grossa buca e la jeep si blocca. Sono ormai le 3 e 30 del mattino. Con fatica riusciamo a ripartire. Siamo stanchi, bagnati, sfiniti dal viaggio. Mpanga è a soli 20 km da Mlimba ma la strada è disastrosa. Dopo pochi minuti la strada diventa un fiume e la jeep si ferma definitivamente nel mezzo. Scendiamo con l’acqua al ginocchio e ci avviamo a piedi alle 4 del mattino verso la parrocchia.
Piove ancora e ancora.
Finalmente alle 5 andiamo a letto! E domani inizieremo i lavori al dispensario!

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